Tra reale e virtuale: lo sport che cambia e la sfida culturale degli eSports
- Redazione

- 7 giorni fa
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Losanna, Ottobre 2025
Al recente IF Forum cui ho partecipato in questi giorni si è discusso di un’ampia gamma di temi cruciali per il futuro dello sport mondiale: dalla governance e sostenibilità fino all’intelligenza artificiale. Tra i vari filoni, gli eSports hanno catturato l’attenzione per la loro forza dirompente e la capacità di ridefinire il concetto stesso di competizione sportiva.
Le nuove generazioni come protagoniste del cambiamento
Le giovani generazioni, cresciute tra digitale, connessione e interattività, non sono più semplici spettatrici, ma protagoniste di nuove forme di partecipazione sportiva e competitiva. I giovani non “guardano” lo sport: lo vivono, lo plasmano, lo diffondono. E lo fanno attraverso piattaforme globali dove performance e intrattenimento si intrecciano in modo inedito. Sono questi gli spettatori e i consumatori di domani, coloro che determineranno l’evoluzione dei contenuti sportivi ed esportivi. È in quest’ottica che il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) guarda al futuro, con le Olimpiadi degli eSports previste per il 2027 a Riyadh, un evento destinato a segnare un punto di svolta nella storia dello sport moderno.
Una riluttanza culturale ancora da superare
Nonostante la crescita costante e la dimensione globale degli eSports, persistono resistenze culturali che ne rallentano il pieno riconoscimento. Troppo spesso, ancora oggi, il gaming competitivo viene liquidato come intrattenimento o passatempo, privo di quei valori educativi e sportivi riconosciuti alle discipline tradizionali. Eppure, lo sport è sempre stato specchio del proprio tempo. Se la società si evolve, anche lo sport cambia forma, linguaggio e strumenti. Resistere a questo mutamento significa negare la realtà di una trasformazione già in atto.
La Corea del Sud: laboratorio di integrazione tra reale e virtuale
Un esempio significativo arriva dalla Corea del Sud, Paese che da anni investe nella sinergia tra sport reale e virtuale. È qui che la federazione mondiale del taekwondo ha avviato il progetto “Virtual Taekwondo”, basato su tecnologie di motion capture che consentono ad atleti reali di competere in ambienti digitali, mantenendo regole, punteggi e gestualità proprie della disciplina olimpica. Il risultato è una forma di sport ibrido che non sostituisce la pratica fisica, ma la estende, la proietta in una nuova dimensione accessibile e interattiva. Un modello che dimostra come tradizione e innovazione possano coesistere, rafforzandosi a vicenda.
Lo sport come specchio della società: dall’antica Roma agli eSports
Per comprendere il senso di questa evoluzione basta guardare alla storia. Nell’antica Roma, lo sport e l’intrattenimento coincidevano: corse di carri, giochi gladiatori, combattimenti nell’arena. Forme di competizione che oggi giudicheremmo inaccettabili, ma che allora incarnavano i valori dominanti di forza, disciplina e spettacolo. Oggi lo sport risponde a un mondo radicalmente diverso, in cui la fisicità si accompagna alla tecnologia e la performance si misura anche nel virtuale. Ciò che ieri era impensabile, domani potrebbe essere la norma. È il ciclo naturale dell’evoluzione culturale.
Gli eSports tra libertà e regolamentazione
Gli eSports rappresentano oggi un ecosistema complesso, con tornei internazionali, milioni di spettatori, sponsor globali e una dimensione economica imponente. Tuttavia, le regole non sono ancora uniformi e la tutela giuridica dei player resta un tema aperto. L’assenza di un quadro normativo stabile genera zone d’ombra, rischi di sfruttamento e confusione sui confini tra intrattenimento e professionismo. Da qui la necessità di una istituzionalizzazione intelligente: servono regole, ma senza soffocare la spontaneità e la creatività che fanno degli eSports un fenomeno unico.
Il ruolo e la responsabilità del CIO
Il CIO, con la scelta di includere gli eSports nel panorama olimpico, assume un ruolo cruciale. Dovrà saper coniugare tradizione e innovazione, costruendo un equilibrio che rispetti le radici dello sport ma riconosca il valore culturale e competitivo del digitale. La sfida non è assimilare gli eSports allo sport reale, ma integrarli in un sistema comune di valori: rispetto, inclusione, trasparenza, lealtà. Solo così la crescita sarà virtuosa e non anarchica.
Un cambiamento inevitabile
Non si tratta più di decidere se gli eSports “meritino” di essere considerati sport, ma di capire come inserirli in modo costruttivo nel mondo sportivo globale. Reale e virtuale non sono in opposizione: rappresentano due espressioni di una stessa tensione umana verso la competizione e la performance. Chi guarda al futuro con diffidenza rischia di rimanere indietro. Gli eSports non sono la negazione dello sport, ma la sua naturale evoluzione. E come ogni evoluzione, meritano di essere accompagnati, non ostacolati.
Avv. Emanuela M. De Leo
Consulenti dello Sport







