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Antiqua et nova: la Chiesa, la sfida dell’Intelligenza Artificiale e il ruolo della cultura occidentale nella regolamentazione etica delle nuove tecnologie


Intelligenza artificiale etica religione


A cura di Emanuela Mirella De Leo - Referente OINP IA, Gaming, Esport

 

Il 28 gennaio 2025, il Dicastero per la Dottrina della Fede e il Dicastero per la Cultura e l’Educazione hanno pubblicato la Nota Antiqua et nova, un documento che affronta il delicato rapporto tra intelligenza artificiale (IA) e intelligenza umana, sottolineando l’importanza di un approccio etico e responsabile allo sviluppo tecnologico.

 

Questo documento s’inserisce in un quadro più ampio di riflessione globale, in cui istituzioni comel’UE, il Parlamento europeo, il Consiglio d’Europa e l’UNESCO stanno cercando di disciplinare l’IA per garantirne un utilizzo rispettoso della dignità umana. Normative- solo per citarne alcune- come l’AI Act (2024),la Risoluzione del Parlamento Europeo sul gaming e le tecnologie immersive(2022), la Raccomandazione del Consiglio d’Europa sull’IA e i diritti umani (2020) e la Raccomandazione dell’UNESCO sull’etica dell’Intelligenza Artificiale (2021) testimoniano la crescente consapevolezza della necessità di un controllo etico sull’uso delle nuove tecnologie.


Tuttavia, al di là degli aspetti normativi, vi è un elemento fondamentale che accomuna la Nota vaticana e questi documenti: l’ispirazione alla cultura occidentale e al suo impianto etico e morale. L’Occidente, con il suo patrimonio di pensiero filosofico, giuridico e culturale, ha sviluppato un modello di regolamentazione basato su principi che derivano direttamente dalla sua tradizione umanistica e cristiana, come la dignità della persona, la responsabilità individuale e la tutela dei diritti umani.


Il contributo della cultura occidentale alla regolamentazione etica della tecnologia

 

L’Occidente ha costruito la sua civiltà sulla centralità dell’essere umano, un principio che si riflette profondamente nelle attuali normative sull’intelligenza artificiale. Questo approccio non è frutto del caso, ma il risultato di secoli di riflessione filosofica e giuridica che affondano le radici nella cultura classica greco-romana e nella tradizione cristiana.

 

Concetti come la libertà individuale, il valore della persona e il primato della coscienza morale sono stati elaborati nel corso della storia occidentale e hanno dato vita a un modello di società in cui diritto ed etica camminano insieme. Questa eredità si manifesta chiaramente nelle moderne legislazioni sulla tecnologia. L’AI Act introduce criteri rigorosi per l’utilizzo dell’IA, basandosi sull’idea che la tecnologia debba essere al servizio dell’uomo e non viceversa. Allo stesso modo, la Raccomandazione del Consiglio d’Europa sull’IA e i diritti umani riflette il concetto cristiano e illuminista di dignità umana, mentre la Risoluzione del Parlamento Europeo sul gaming e le tecnologie immersive si preoccupa di evitare manipolazioni e sfruttamenti. Un contributo fondamentale viene anche dall’UNESCO, che con la sua Raccomandazione sull’Etica dell’Intelligenza Artificiale stabilisce principi per garantire che l’IA sia sviluppata in modo responsabile, rispettando i valori di equità, trasparenza e sostenibilità.

 

L’etica dell’intelligenza artificiale: un’eredità della filosofia occidentale

 

La Nota richiama l’attenzione su una sfida cruciale: come integrare lo sviluppo tecnologico con una visione antropologica fondata sul rispetto dell’uomo e della sua libertà? La risposta della Chiesa è chiara: il progresso scientifico deve essere sempre subordinato al bene comune e alla promozionedella persona.

L’idea che l’intelligenza artificiale debba essere regolamentata sulla base di principi etici e morali, nonché giuridici, non è nuova ma affonda le sue radici in una lunga tradizione filosofica. Già Aristotele, nell’Etica Nicomachea, sottolineava l’importanza della phronesis, la saggezza pratica, come guida nelle scelte umane, un concetto che oggi trova eco nell’idea di un’IA "affidabile" e "responsabile". Nel Medioevo, Tommaso d’Aquinosviluppò la nozione di lex naturalis, secondo cui esiste un ordine morale che deve orientare le scelte dell’uomo, inclusa l’innovazione tecnologica.

Nel XVIII secolo, Immanuel Kantformulò il suo imperativo categorico, affermando che l’essere umano deve sempre essere trattato come un fine e mai come un mezzo, un principio che oggi è alla base delle regolamentazioni sui diritti digitali. Più recentemente, nel XX secolo, Hannah Arendt ha messo in guardia dal rischio di una società dominata da logiche burocratiche e impersonali, dove la tecnologia rischia di svuotare l’individuo della sua autonomia e responsabilità. E a tal proposito la Nota affronta un punto centrale ossia proprio la questione della responsabilità. Se le macchine non hanno una coscienza morale, chi è responsabile delle loro azioni? La Chiesa sottolinea che la responsabilità rimane sempre e comunque umana.

Gli sviluppatori, i programmatori e coloro che utilizzano l’IA devono assumersi la responsabilità delle conseguenze delle loro scelte. È quindi necessario stabilire principi chiari per l’uso etico delle nuove tecnologie, evitando scenari in cui le decisioni vengano prese esclusivamente in base a criteri di efficienza o convenienza economica.

Un altro punto centrale, collegato alla disumanizzazione, è il rischio di discriminazione e ingiustizia, insito nell’uso indiscriminato dell’IA. Gli algoritmi possono riflettere (e amplificare) pregiudizi sociali, portando a decisioni che penalizzano determinati gruppi di persone. È dunque fondamentale vigilare affinché l’intelligenza artificiale non diventi strumento di esclusione o oppressione.

 

Occidente e tecnologia: il dovere di guidare il progresso con la responsabilità

 

L’Occidente ha sempre avuto un ruolo chiave nell’innovazione tecnologica, ma ha anche sviluppato strumenti per limitarne gli effetti negativi. Se oggi esistono regolamenti etici sull’IA, è perché la nostra cultura ha sempre riconosciuto che il progresso scientifico, per essere autentico, deve essere accompagnato da una riflessione morale. La Nota vaticana sottolinea proprio questo: la tecnologia non è neutrale, ma dipende dall’uso che se ne fa. Per questo motivo, non può essere lasciata senza regolamentazione né orientamento etico. L’obiettivo non è fermare il progresso, ma indirizzarlo verso scelte che rispettino la dignità umana e promuovano una società più giusta e solidale. In questo senso, Antiqua et nova rappresenta un invito al discernimento, alla prudenza e alla responsabilità.

 

Un modello per il futuro

 

L’intelligenza artificiale rappresenta una delle sfide più grandi del nostro tempo, e il modo in cui sarà gestita determinerà il futuro della società. 

La Nota Antiqua et nova ci ricorda che il progresso autentico non si misura solo in termini di innovazione tecnologica, ma soprattutto in base alla sua capacità di promuovere il bene dell’uomo. Il futuro dell’IA deve essere guidato non solo dall’efficienza, ma anche dalla giustizia, dalla responsabilità e dal rispetto della dignità umana.

La Chiesa si pone come voce critica e coscienza etica in questo dibattito, offrendo la sua visione per garantire che l’intelligenza artificiale sia realmente al servizio dell’umanità. La sfida è aperta, ma la direzione è chiara: solo un uso responsabile della tecnologia può garantire un futuro in cui il progresso sia davvero a misura d’uomo.

La Nota Antiqua et nova, insieme alle normative europee e internazionali, mostra che esiste una via etica per affrontare questa sfida.

La cultura occidentale, con il suo bagaglio di pensiero filosofico, giuridico e morale, può offrire un modello per garantire che l’IA sia utilizzata nel rispetto della dignità umana. Non si tratta di opporsi al progresso, ma di guidarlo con responsabilità, affinché la tecnologia rimanga sempre al servizio dell’uomo e non lo riduca a un semplice strumento.

Il dibattito sull’intelligenza artificiale non è solo una questione tecnica, ma una scelta di civiltà. E l’Occidente, con la sua tradizione di libertà, dignità e giustizia, ha il dovere di indicare la strada.

 

 

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